venerdì 24 gennaio 2014

Silenzi che ti stravolgono la vita



Sono sempre più convinta che gli uomini ascoltino solo ciò che davvero fa loro piacere sentire.
Le domande, ad esempio, non sono tra gli argomenti che gli uomini amano, se non esclusivamente rivolte a far risplendere il loro ego e il loro ingegno.

Ad esempio chiedere ad un uomo "tesoro, sapresti dirmi come si monta questo scaffale?" Può avere molto più successo di un semplice "ehi, maritino, com'é andata la giornata?".

Sembra quasi che le domande sullo stato d'animo del nostro partner debbano esser bandite per evitare strane e inquietanti conseguenze.

Entrare in confidenza con un uomo, del resto, implica a volte che si debba comunicare.
Il problema é che spesso l'interpretazione tutta femminile della comunicazione comporta un mare di chiacchiere inutili e quasi invadenti che alla fine, senza rendercene conto, ammazzano il rapporto di coppia più di una calzamaglia infilata sotto i pantaloni per ripararsi dal gelido inverno.

Mi é capitato ultimamente, mio malgrado, di approfondire un'amicizia con un uomo.
Uno di quelli che conosci per lavoro esclusivamente al telefono senza mai incontrarlo, uno dei tanti che potrebbe provarci con te che in fondo sei solo una voce telefonica che incarna una fantasia.
Uno dei rarissimi casi, stranamente, in cui però lui non ci prova, non ammicca e non sorpassa nessuno dei tuoi pur virtuali paletti tutti femminili.

Mi é capitato poi, con lo stesso uomo, di entrarci ancor più in confidenza e, dopo più di un anno, di riuscire ad abbattere la sua barriera di "professionalità sempre e comunque" e di conoscere meglio la sua storia, la sua personalità, la sua vita e i suoi pensieri più profondi.
Ed é stato li che ho scoperto come il silenzio di una donna valga tutto il suo charme e la sua desiderabilità.

Dopo alcuni mesi di chiacchiere e confronti il mio nuovo amico mi ha confidato che il suo interesse per me da professionale era diventato personale quando mesi prima avevo preso iniziativa e, dopo un suo sfogo su alcuni costi affrontati per un lavoro, gli avevo domandato semplicemente come mai andasse male il lavoro e se potevo far qualcosa per aiutarlo.

Non avevo argomentato granché il mio pensiero, semplicemente pensavo di risultare comprensiva nei confronti di qualcuno che stava passando un periodo difficile.
Ma a quanto pare quello che lui aveva letto nelle mie parole inespresse fu altro.
Molto altro.

"Ti confesso" mi dice mesi dopo "che sentii in quel momento il tuo interesse per me e se magari prima non avevo avuto mai speranza che tu potessi anche solo immaginarmi dietro quel telefono, con quella tua premura mi hai fatto sentire importante e capire che per te ero qualcosa di diverso, qualcosa di più di un semplice fornitore.".

Non avevo il cuore di spiegargli che allora non avevo alcun interesse e che la mia gentilezza era stata puramente di circostanza e le parole inespresse erano solo nella sua testa.
Del resto una cosa che Monica mi aveva insegnato era che non bisogna mai è poi mai ferire un uomo nel suo orgoglio se non lo si vuol vedere incazzarsi come una biscia ed impiegare ogni sua energia per dimostrare che sei solo una troia e che lui é vittima del tuo veleno.

Ma per me allora lui era solo quel simpatico e professionale uomo sposato, con due splendidi figli.
Io dal mio canto non ero da meno, con il mio fidanzamento di ferro, una convivenza ed una casa in costruzione.

Così è cresciuto il nostro rapporto, un'amicizia molto particolare e sempre meno amicizia, tra le sue confidenze e i miei molti silenzi.

Certo, provavo qualcosa, qualcosa di assolutamente nuovo per me, e il fatto che lui fosse molto comunicativo, aperto e desideroso di confronto mi confortava e mi lasciava spazio per poter decidere, se lo desideravo, di non parlare affatto e di dedicare le mie energie nell'ascoltare la sua splendida voce e i suoi desideri di conoscermi di persona.

Ammetto che fu la prima volta nella mia vita in cui i miei silenzi risultarono molto più utili delle mie parole.
Per non parlare dei vantaggi che questi comportarono in seguito!!

Decidemmo di vederci di persona per dare una svolta a questa strana storia che vedeva due perfetti esseri felicemente "accoppiati"  implicati in un gioco segreto ed intrigante di telefonate nascoste, messaggi in orari improbabili e criptici codici da adottare sul lavoro o a casa.

Mi ero convinta che solo vedendolo di persona avrei potuto sfatare tutti i miti che la mia testa e il mio cuore avevano montato su.
"Mi hai messo su un piedistallo", mi diceva sempre lui, e vedendolo, ne ero convinta, il piedistallo sarebbe crollato e lui con esso, ricordandomi che come sempre mi sento una figa immane e che riesco a trovar difetti anche nel più perfetto degli esseri umani.

Era un lunedì mattina e lui stava affrontando quei 430 chilometri solo per raggiungere la capitale e vedermi.
Io dovevo lavorare fino a tardo pomeriggio, così gli avevo procurato un appuntamento con i miei titolari alle 15, per poter avere un assaggio di lui in ufficio, prima di decidere se passare davvero la serata con questo sconosciuto e, chissà, accettare addirittura di dormire in un hotel della mia città con lui, fingendo con il mondo intero di esser in trasferta per lavoro.

L'amica con cui avevo parlato mi aveva già assicurato un letto i cui dormire in caso lui non mi avesse ispirato fiducia, a casa sapevamo che sarei stata fuori città e a lavoro che dovevo uscire presto perché avevo dei parenti in visita.
Mi ero portata un trolley in macchina, perché una donna deve esser sempre pronta a tutto e, soprattutto, sempre in ordine per pulizia e bellezza.

 In ufficio si avvicinava l'ora di pranzo e mia madre come sempre era stata colpita dal fulmine dell'idea geniale e mi aveva telefonato dicendo "ehi, bimba, tra 10 minuti sono sotto il tuo ufficio, mangiamo insieme?".
Non mi andava proprio di infilare cibo in corpo, ma pensai che per ammazzare il tempo e l'ansia prima delle 15 (quando lui sarebbe arrivato) nulla era meglio delle strampalate idee geniali di mia madre.

Così alle 13.00 sono sotto l'ufficio, sigaretta in bocca e telefono all'orecchio, attendendo con pazienza che la mia cara genitrice trovi parcheggio e ammazzo il tempo al telefono con un fornitore tirando sul prezzo di un mobile per un cliente.
Mentre lui continua a piangere di quanto sia pazza a credere di poter avere il mobile a meno di quel prezzo, un messaggio in arrivo fa vibrare il mio telefono.

Era un'immagine, me la mandava Lui.
Nella foto si vedeva la facciata del palazzo del mio ufficio.
Panico.
Non avevo il tempo per vederlo ora, a breve sarebbe arrivata mia madre, il fornitore al telefono poteva anche esser liquidato, ma io non mi ero lavata i denti, non mi ero nemmeno ripassata il trucco.
Dovevo capire il punto esatto in cui era stata scattata la foto per poter evitare il contatto visivo.
Potevo accettare che lui non mi piacesse, certo, ma mai che io non piacessi a lui!

Con occhio di falco, ancora al telefono col mio fornitore, borbotto qualcosa è scruto il marciapiede dall'altra parte della strada alla ricerca di qualcuno che possa sembrare fuori posto in quella strada piena di uffici e ristoranti.
In men che non si dica mi accorgo che lui é li, é li e mi fissa.

Si toglie gli occhiali da sole ed é li, dall'altra parte della strada che fissa me, immobile, in attesa che io faccia un passo.
 Sono spacciata, come sempre una donna si prepara per un grande momento solo quando questo sta arrivando.
Presentarsi con ore d'anticipo é poco elegante e non mi permette di esser in splendida forma, così decisi di punire la sua audacia e mancanza di tatto applicando le regole del segreto manuale della seduzione che ogni donna, prima o poi, deve imparare a menadito per poter sopravvivere in una società di lupi maschilisti.

Piego la conversazione telefonica su altri argomenti, cambio voce col mio fornitore e mi passo una mano frai capelli mentre inizio la mia falcata per attraversare la strada.

Conosco abbastanza bene i romani da sapere che per quanto vadano di corsa con le macchine, quando passa una bella ragazza sorridente e con i tacchi, non c'é automobilista che non si conceda un secondo di pausa per ammirare le bellezze della nostra città e farla passare.

La mia punizione non poteva esser più audace per un forestiero venuto dal nord, uomo sposato e di una piccola città.
Vedere questa giovane pulzella, alta un chilometro che, al telefono come ogni donna in carriera che basta che si scompigli i capelli e riesce a bloccare il traffico....
Venirgli incontro e scoprire, man mano che ti avvicini, che il suo esser impietrito te lo potevi anche aspettare, ma rimanere tu stessa imbambolata a fissarlo davvero non te lo saresti mai immaginato.

La sua splendida voce che ormai conosci esala un silenzioso "buongiorno" mentre tu liquidi velocemente e senza spiegazioni la telefonata col tuo fornitore.
E poi lo guardi negli occhi, profondi come non avresti mai potuto nemmeno sognare, e lui rimane li rigido e non capisci se l'imbarazzo o lo sconcerto non gli permettano di dire nulla.

É così bello, così alto e virile, e il suo sorriso fendente squarcia ogni tua sicurezza e ogni tua forza d'animo. Potevo liberarmi da quella sensazione solo rompendo il ghiaccio e lo feci dandogli un lungo bacio sulla guancia mentre lui, li immobile, sembrava ormai aver perso i sensi senza che i suoi muscoli se ne fossero accorti.

E' nata così, la nostra stravolgente storia.
Uno sguardo che ti fulmina e tutta la tua vita cambia in un attimo.
Intrisa di segreti e bugie, cosparsa dello zucchero dolce che lui chiama "Amore", questa nostra "cosa" non rientra in nessuno degli schemi sociali o in qualunque dei miei principi fino ad ora mai accettati come direttrici morali di vita.

Eppure...
Eppure amo questa nostra "cosa", e non posso farne a meno.

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